In via del tutto eccezionale, pubblichiamo qui un intero articolo scritto da Michele Prandi per una lezione tenuta per gli insegnanti del Molise con il patrocinio dell’Accademia dei Lincei. Considerato il dibattito che è seguito alla lettura del testo e che ha generato le domande della Prof.ssa Lo Duca, Michele Prandi ha generosamente deciso di farcelo pubblicare per intero.
Premessa: l’educazione alla consapevolezza linguistica
Contrariamente all’idea diffusa dal creatore del concetto (Chomsky 1965 (1970: 45)), la competenza linguistica non è una forma di conoscenza, ma un’abilità pratica – non un kennen ma un können – compatibile con una sostanziale mancanza di consapevolezza nei confronti delle strutture della lingua, delle forme di espressione e dei loro significati. Preso atto di questo dato, tuttavia, c’è da chiedersi fino a che punto la competenza si possa spingere senza il supporto di un certo grado di consapevolezza. La mia esperienza mi dice che la competenza priva di consapevolezza non potrà comunque superare un grado molto basso (Bruni 1984: Cap. 4)).
Se ci spostiamo su un grado di competenza tale da dare accesso agli usi più sofisticati della lingua, a cominciare da quelli richiesti da una formazione scolastica e universitaria adeguata, ci rendiamo conto che senza una crescita parallela della consapevolezza, la competenza spontanea, sorgiva, alimentata direttamente dal gioco della vita, non regge alla prova.
È questo il senso dello studio della grammatica nella formazione primaria e secondaria nell’ambito di una più generale educazione linguistica: un uso maturo della lingua non si accontenta di un soggetto passivo, che segue binari tracciati, ma richiede un soggetto attivo. Questo dato emerge se pensiamo non tanto all’uso delle regole quanto alla padronanza delle scelte. Parlare una lingua, in effetti, non è solo seguire regole ma anche, e soprattutto, fare scelte. Le strutture della lingua sono formate in parte da regole non negoziabili, e in parte da repertori di opzioni al servizio di strutture concettuali e funzioni sociali (Halliday 1970; Prandi 2006).
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