Pubblichiamo un breve articolo di Lorenzo Renzi, scritto il 1°marzo 2025 dopo il ritrovamento di una cartolina inviatagli da Tullio De Mauro nel 2002 . Riproduciamo anche la cartolina stessa, per gentile concessione degli eredi De Mauro.
Con Tullio De Mauro ci siamo scritti qualche volta, più spesso ci eravamo telefonati. In genere io cercavo di non essere insistente perché lo sapevo molto occupato. Una volta che ero stato ospite a casa sua, invitato a pranzo, avevo constatato che il telefono suonava in continuazione nell’indifferenza generale. Nessuno rispondeva. Quando mi congedai, mi disse inaspettatamente, quasi in tono di rimprovero: “Non mi telefoni mai, Cino, chiamami ogni tanto, mi raccomando!”. Mi meravigliai molto, ma seguii raramente il suo invito. Era forse il 1975, l’anno delle “Dieci Tesi”, o giù di lì. Usava ancora scriversi per lettera e mandarsi cartoline, e poco tempo fa ho ritrovato una sua cartolina dentro a un libro. C’era scritto:

Caro Cino ti vi ringraziamo! La speranza è che la scuola sia un corpo troppo ampio, complicato e -perfino – se vuoi, disfatto per essere conformato ad libitum da qualcuno/a. Ma, certo, il danno può essere grande, Vedremo se in parte riusciremo ad opporci, ma, penso, più rebus che verbis (proclami e simili). Intanto un grande abbraccio e tanti auguri,
Tullio & Silvana
7 gennaio 2002
Qualche chiarimento: Si tratta di una cartolina illustrata del Giappone rappresentante il Monte Fuji. Doveva essere contenuta originariamente in una busta, visto che non conserva traccia di francobollo né di annullo.
Il testo era vergato con inchiostro liquido su nove righe orizzontali, con grafia piccola, molto regolare, inclinata a destra. La parola “vuoi”, scritta per errore due volte, è stata cancellata nella prima occorrenza. La data mi sembra 7 ma potrebbe essere anche 3.
Il destinatario della cartolina sono io che scrivo qui, Lorenzo Renzi, e Cino è il nomignolo di origine infantile con cui i familiari e gli amici mi hanno chiamato per tutta la vita. La seconda firma è di Silvana Ferreri, seconda moglie di De Mauro, anche lei linguista, che evidentemente condivideva il contenuto della cartolina. Si trovavano per le vacanze di Natale in Giappone, con ogni probabilità a Tokio, dove il Professor Shigeaki Sugeta, linguista e romanista della Waseda University, gli metteva a disposizione un appartamentino per ogni volta che volesse andare a Tokio.
La cartolina è chiaramente la risposta a un mio messaggio (lettera, cartolina) in cui, a quanto pare, dovevo aver segnalato qualche allarme per quello che era successo o, piuttosto, per quello che poteva accadere nella scuola.
Nel gennaio del 2002 era in carica il governo Berlusconi 2 che durò dall’11 giugno 2001 al 23 aprile 2005 (3 anni, 10 mesi e 12 giorni, tra i più lunghi della storia italiana). Era ministro dell’istruzione Letizia Moratti, a cui si riferisce De Mauro con l’espressione “qualcuno/a”. La riforma della scuola Moratti è del 28 marzo 2003, per cui quello che dovevo avere scritto a De Mauro (“ti e vi ringraziamo”), essendo anteriore, si riferiva a qualche aspetto della riforma che la ministra doveva aver ventilato e non, o non ancora, concretizzato (forse l’ abolizione della SISS, Scuola di specializzazione all’insegnamento secondario, soppressa più tardi dal governo Berlusconi 4 nel 2008 essendo ministra Mariastella Gelmini dalla ministra Moratti, ma durò fino al 2008-09, e sostituita dal TFA nel 2010?). Purtroppo non ho ricordi precisi in materia, ma le lettere che ci scambiavamo al tempo erano dedicate in genere a questo tema. Se così fosse, non ci sarebbe certo da meravigliarsi, perché la preparazione degli insegnanti stava molto a cuore a De Mauro, si può dire anzi che fosse tra le sue maggiori preoccupazioni.
Quali sono le ragioni per cui io ho pensato di pubblicare adesso questo piccolo testo? Una è per portare ancora una testimonianza, se mai ce ne fosse bisogno, dell’amore di De Mauro per la scuola, e dell’acutezza e del realismo con cui la difendeva come istituzione e nella sua realtà viva, come si vede quando scrive del suo “corpo troppo ampio, complicato e – perfino – disfatto”, resistente alle riforme. La seconda è il fatto che la cartolina, se non si sapesse che De Mauro è morto e che io, il suo destinatario, sono più che ottuagenario, si potrebbe credere che sia stata scritta oggi. Succede di nuovo infatti che un ministro pensi di agire sulla scuola senza la giusta ponderatezza, senza vagliare prima la portata sociale e civile delle conseguenze dei suoi atti. Il pericolo viene questa volta dalle dichiarazioni del ministro Valditara (vedi Il Giornale del 15 gennaio 2025) , che anticipano, a quanto pare, una revisione delle Indicazioni scolastiche ora in corso (cioè quelli che erano un tempo i “programmi”). Destano meraviglia i progetti di reintroduzione del latino nelle scuole medie, lo studio della Bibbia e delle “saghe nordiche” (chi insegnerà la Bibbia e le saghe nordiche?). Bisognerà vedere naturalmente se e come avverrà l’applicazione di queste idee. Il ministro richiama anche l’importanza dello studio della grammatica, alla quale io personalmente sono del tutto favorevole, ma preoccupa un’allusione alla “cultura delle regole”:
La cultura della regola inizia dallo studio della grammatica. In particolare, è importante trasmettere all’allievo, fin dall’inizio, la consapevolezza del valore della correttezza linguistica e formale…
L’espressione “cultura delle regole” ha origine nella cultura giuridica, ma non ha certo le sue radici nella grammatica. Preoccupa che le “regole” della grammatica siano collegate alla “correttezza” della lingua. La scienza della lingua da un pezzo non la pensa più così.
Anche se non esplicitamente, Michele Prandi in un suo recente articolo su Il Mulino deve essere partito proprio dalle parole del ministro per i chiarimenti sul concetto di “regola” che ha ritenuto utile dare recentemente. Vale la pena di ricordarne qui almeno un piccolo frammento, lasciando al lettore di leggere l’articolo intero. Prandi ha distinto opportunamente tra “regole costitutive”, tipiche della lingua e centrali nel suo studio, che
hanno la funzione di identificare e di esplicitare le regolarità strutturali che rendono possibile l’espressione linguistica
e le “regole normative” che
hanno la forma di prescrizioni, divieti o raccomandazioni, si propongono di incanalare gli usi individuali entro uno standard accettato.

Padova, 1 marzo 2025
Sono le prime che fanno sì che l’insegnamento della grammatica abbia, come dice Prandi, un valore formativo paragonabile a quello della matematica, delle scienze o della musica.
Con queste considerazioni siamo andati oltre alla rievocazione della figura di De Mauro, ma il tema è rimasto lo stesso: in attesa che la scuola si riformi, prepariamoci intanto noi e, con De Mauro e con Prandi e con altri buoni linguisti, anche al di là di loro legittime divergenze, cerchiamo di chiarirci le idee.