Parole per il mondo più, una recensione

M. C. PECCIANTI, D. VEDOVATO, V. ZANETTE (2022), Parole per il mondo più, Gaia Edizioni, Milano.

Il progetto

Con Parole per il mondo, Gaia edizioni, una casa editrice dedicata alla scuola primaria, si propone uno scopo ambizioso: non fornire singoli strumenti, schedari, ma creare un percorso completo per affrontare le difficoltà linguistiche di alunni con background migratorio. Se il primo cofanetto Parole per il mondo è dedicato alla prima alfabetizzazione, Parole per il mondo più si rivolge ad un pubblico più composito di bambini diversi tra loro e pertanto con bisogni linguistici differenti: nati e cresciuti in Italia, le cosiddette seconde generazioni, nati in Italia ma poi cresciuti nel paese di origine con i nonni, nati in famiglie immigrate in Italia ma non molto integrate socialmente e che magari hanno contatti con l’italiano solo a scuola, e infine bambini nati all’estero e arrivati da poco. Per rispondere ad un pubblico così eterogeneo, le tre autrici del progetto – Maria Cristina Peccianti, Diana Vedovato, Vera Zanette – hanno pensato a un percorso coeso nella lingua della scuola, che vada dall’A1 al B2, costituito da tre volumetti che comprendono la Guida per l’insegnante e due Quaderni per la classe, acquistabili insieme per una cifra totale di 32 euro. I due quaderni possono però essere comprati anche separatamente (9.50 ciascuno), mentre la guida viene data solo con l’intero pacchetto e risulta essere – a nostro avviso – molto più di una semplice guida all’uso del testo: uno strumento davvero prezioso. Per questo motivo, mi soffermerò in questa sede solo su di essa, scritta da Maria Cristina Peccianti, esperta di italiano L2 e di valutazione, lasciando poi spazio autonomo alla presentazione dei due Quaderni [NdR, la recensione è in arrivo su questo sito].

La Guida


Il volumetto si presenta come una riflessione chiara ed aggiornata sull’accoglienza, l’inserimento nella classe e lo sviluppo delle diverse abilità, ed è suddiviso nei seguenti capitoli:

· presupposti metodologici

· dalle prove di ingresso alla programmazione

· lo sviluppo delle abilità linguistiche

· lo sviluppo delle abilità di studio

· verifiche e valutazione.


Affrontando i principali nodi critici dell’insegnamento ad alunni di background migratorio, Maria Cristina Peccianti ci offre, nello stesso tempo, un agile strumento di formazione e una ricca fonte di esempi didattici pratici. I capitoli sono seguiti da sezioni chiamate Strumenti utili con proposte concrete (ad esempio un test di ingresso, la scheda per creare un profilo del singolo studente, la descrizione del Vocabolario di Base ecc.).

La prima parte, APPRENDERE UNA L2, oltre a definire la tipologia di apprendenti, espone sinteticamente le basi di cosa significhi imparare una lingua 2, cioè «una lingua diversa dalla L1, che però si parla nel Paese in cui si vive ed è quindi veicolo di tutti i rapporti quotidiani extra familiari» (p. 8) e si pone il problema di come trasformare il bilinguismo in ricchezza, operazione non del tutto scontata se non viene gestita bene.

La seconda parte, INSEGNARE UNA L2, parte dal motto «conoscere per programmare»: si sottolinea infatti l’importanza di valutare correttamente le competenze degli alunni, senza farsi ingannare da un’impressione soggettiva, che potrebbe spingerci a sopravvalutare o a sottovalutare le vere competenze dell’alunno. L’autrice – che ha lavorato a lungo per la certificazione CILS di Siena oltre che per l’Invalsi – offre quindi degli esempi di test di ingresso calibrati sul livello di competenza ma anche sull’età, con proposte in genere comunicative, come descrivere un’immagine nel parlato, raccontare delle scenette di un testo narrativo, ma anche con l’offerta di testi scritti o orali semplici e item già creati.

Alle riflessioni sui test in entrata si aggiungono poi, nella parte finale del capitolo, informazioni e schede strutturate per la valutazione in itinere e finale, con interessanti considerazioni sull’errore e la correzione e i criteri di base per costruire delle prove ed attribuire i punteggi (p. 63).

Una volta inserito un alunno in classe, è necessario che l’insegnante si ponga degli obiettivi realistici su cosa può ottenere da lui, scegliendo contenuti, materiali e metodi adeguati. Vi sono quindi due capitoletti sul metodo (viene raccomandato il metodo cooperativo con gruppi misti di italiani e stranieri) e sulla scelta dei materiali, con la raccomandazione di tenere sempre conto della difficoltà lessicale dei testi proposti, che si può misurare a partire dalla conoscenza del Dizionario di base di Tullio de Mauro, ora a disposizione di tutti sul sito di Internazionale, al quale vengono dedicate alcune pagine.

Viene presentato poi il Quadro comune europeo di riferimento, e si riflette sia sugli obiettivi di tipo linguistico comunicativo dei livelli A1-B2, sia sugli indici morfosintattici necessari a raggiungerli: le pagine 47-50 contengono un sillabo che indica le strutture da presentare a ogni livello, elaborato dalla stessa autrice. È un materiale prezioso per insegnanti che non siano esperti di acquisizione perché permette di evitare grandi errori, come quello di pensare ad esempio che sia possibile presentare il congiuntivo a bambini di livello A, o il passato remoto prima dell’imperfetto. Un buon sillabo deve tener infatti conto sia delle tappe di acquisizione naturale che delle esigenze dei testi scolastici (ma in seconda battuta).

La terza parte è dedicata infine allo SVILUPPO DELLA ABILITÀ, a partire da quelle orali (ascolto e parlato), che di solito a scuola vengono sottovalutate. Maria Cristina Peccianti insiste, in particolare, sull’importanza di dar spazio alla narrazione orale delle proprie esperienze, la quale «prepara in modo efficace a quella che si rivela per molti alunni (non solo stranieri) una delle maggiori difficoltà, cioè l’esposizione orale delle materie di studio» (p. 85): essa infatti richiede lo sviluppo di conoscenze ed abilità, quali ad esempio l’uso dei connettivi sintattici, che aiutano apprendimenti necessari poi allo sviluppo della lingua del parlato monologico e della scrittura. Non a caso il primo dei due Quaderni per gli studenti è quasi interamente dedicato al testo narrativo.

Seguono dei densi capitoletti sullo sviluppo del lessico, delle abilità di lettura e di studio, per terminare con la scrittura e la competenza metalinguistica. Il tutto è corredato sempre da esempi pratici, ad esempio un testo ‘difficile’ viene esaminato nelle sue caratteristiche disfunzionali, o vengono proposti modelli di semplificazione o piuttosto di facilitazione dei testi. L’autrice evidenza infatti come mentre fino ad oggi per la preoccupazione di accogliere studenti neoarrivati si è cercato di agire soprattutto sulla semplificazione, ossia la riscrittura dei testi, con rimozione degli ostacoli linguistici, oggi invece – di fronte a bambini e alunni di background migratorio con tante caratteristiche diverse – sembra più importante lavorare sull’insegnamento delle strategie per affrontare i testi di studio, in modo da renderli sempre più competenti ed autonomi (la facilitazione).

Le pagine finali danno importanti criteri per l’uso ottimale dei due quaderni, riportando la trascrizione di tutti gli ascolti e gli indici ragionati dei contenuti, e agevolando così il percorso del docente che li voglia utilizzare.
Nel complesso più che una guida all’uso di materiali didattici il volume recensito è una vera e propria guida all’accompagnamento degli alunni non nativi in classe, derivante da una vita di esperienza sul campo dell’italiano L2 quale quella dell’autrice, scritta con un linguaggio semplice e chiaro.