Questo articolo è stato pubblicato sul blog Missione insegnante. Viene qui riproposto per gentile concessione della casa editrice Gaia edizioni.
Con il termine «italiano L2» si intende l’italiano appreso come lingua non materna in un ambiente in cui l’italiano costituisce il canale di comunicazione principale. In questo articolo parleremo di italiano L2 e competenza lessicale.
Che cos’è la competenza lessicale
L’approccio più comune che si ha nei confronti del significato di “competenza lessicale” è di tipo quantitativo, in termini di quante parole conosciamo. Ma trascurando gli aspetti qualitativi, non rendiamo ragione dell’interfaccia pragmatica e contestuale.
A livello qualitativo ci sono infatti delle distinzioni da fare, la prima delle quali è la distinzione tra:
- competenza ricettiva;
- competenza produttiva.
Imparare una parola per poterla usare quando occorre è molto più difficile che impararla solo ricettivamente, cioè riconoscerne il significato quando la sentiamo o la leggiamo.
La competenza lessicale ricettiva è perciò sempre più ampia di quella produttiva, soprattutto negli adulti. Ma lo è anche nei bambini, sia italiani che stranieri.
Il bagaglio lessicale dei bambini
Dalle ricerche fatte da vari studiosi risulta che i bambini della scuola primaria, per realizzare la quasi totalità dei loro scritti, utilizzano meno di 1500 parole. Dimostrano cioè di possedere un vocabolario produttivo piuttosto limitato, fatto soprattutto di parole che servono molto.
Il numero di parole utilizzate nei testi che i bambini devono leggere, però, è molto più grande. Tanto che, viste anche le difficoltà di comprensione che tanti alunni manifestano, possiamo dire che c’è una diffusa tendenza a sopravvalutare la loro competenza lessicale.
E gli stranieri? La costruzione di un bagaglio lessicale è per loro lentissima e faticosissima. Per imparare nuove parole bisogna infatti
- riconoscerle all’interno di una catena fonica o di una struttura frasale scritta;
- immagazzinarle nella memoria a breve termine;
- archiviarle nella memoria a lungo termine, in modo ordinato e organizzato, perché possano essere richiamate quando servono.
Se poi si tratta di parole che non incontriamo di frequente, queste non entrano a far parte del nostro bagaglio in pianta stabile e ne perdiamo ben presto la disponibilità.
Criteri di selezione
Stando così le cose, appare importante che a livello didattico ci sia un impegno e una cura particolare per favorire l’apprendimento del lessico, iniziando a selezionare le parole obiettivo con il criterio dell’economicità.
Non illudiamoci che in L2 (e non solo) il lessico possa essere appreso spontaneamente e facilmente con la semplice esposizione ad una lingua ricca ed articolata.
Restringiamo invece, realisticamente, il campo, operando una selezione ragionevole, sia quantitativa che qualitativa, basata sull’individuazione delle parole più usate (quelle della prima fascia del Vocabolario di Base), che proprio per questo saranno le più utili per capire un testo scritto o sostenere una conversazione.
Incrociamo poi tale criterio con quello dell’età e dei bisogni comunicativi degli apprendenti.
Dentro la didattica dell’italiano L2
Le parole di uso più frequente vengono apprese più facilmente delle altre perché si incontrano più spesso e la ripetizione è dunque un elemento didatticamente importante, anche se spesso ignorato nei testi destinati agli stranieri, dove non è raro trovare largo uso di sinonimi, metafore ed espressioni perifrastiche.
Presentiamo sempre le parole che vogliamo far apprendere (non più di 4-5 alla volta) all’interno di un testo, e sollecitiamo i bambini a scoprire i collegamenti semantici di una parola nuova con altre ben note, a fare ipotesi, iniziando dall’osservazione della forma e risalendo ad eventuali meccanismi di derivazione.
Gli alunni coinvolti attivamente nella formulazione di ipotesi sul significato di nuovi elementi lessicali li memorizzano con maggiore facilità, e le strategie che impareranno ad usare autonomamente saranno i più efficaci sistemi di arricchimento del vocabolario.