Recensione a
Francesco Sabatini, Carmela Camodeca, Grammatica valenziale e tipi di testo, Carocci, 2022.
A un anno esatto di distanza dalla prima pubblicazione, presentiamo qui il volume Grammatica valenziale e tipi di testo di Francesco Sabatini e Carmela Camodeca. Gli autori avevano precedentemente collaborato con Cristiana De Santis alla stesura di due importanti e innovativi manuali scolastici: Sistema e testo. Dalla grammatica valenziale all’esperienza dei testi per il biennio delle superiori (2011) e Conosco la mia lingua. L’italiano dalla grammatica valenziale alla pratica dei testi per la scuola secondaria di primo grado (2014).
Il volume che viene presentato è invece indirizzato a un pubblico più vasto: a studenti universitari, a docenti di vario ordine scolastico e a coloro che sono interessati alla linguistica italiana e, in particolare, alla linguistica testuale. Continua a fondarsi sulle due nozioni di sistema e testo, comunemente chiamate grammatica e comunicazione. Gli autori dimostrano e sintetizzano gli stretti legami tra la funzione cognitiva e quella comunicativa in una chiara tabella (p.18).
Dei sei capitoli che compongono il libro, due sono dedicati alla frase come espressione di un atto cognitivo; gli altri sei al testo come atto comunicativo bidirezionale, e ai vari tipi di testo.
Il modello valenziale di Lucien Tesnière
Nella prima parte del volume gli autori presentano il modello della grammatica valenziale, elaborato dal linguista Lucien Tesnière nei suoi Éléments de syntaxe structurale, Klincksieck (1959; 2001 edizione italiana), la cui prima applicazione si trovava, con alcuni adattamenti, nel pionieristico libro di testo dello stesso Sabatini La comunicazione e gli usi della lingua (1984; 1990). A questo proposito, è utile ricordare gli apporti innovativi di Francesco Sabatini all’ampio dibattito sull’insegnamento della lingua italiana che ha caratterizzato gli anni ’70 e ’80 e si è sviluppato intorno all’uscita dei Programmi del 1979 per la scuola media e, successivamente, per la scuola elementare e superiore. Nell’anno 1978 per la scuola media è uscito La lingua e il nostro mondo e, a breve distanza, Lingua e linguaggi. In nuce nelle diverse grammatiche e, soprattutto in quella per le superiori già citata, sono apparsi elementi che trovano nel volume qui recensito una più precisa definizione.
La frase
Fin dall’inizio Sabatini e Camodeca spiegano perché hanno ritenuto opportuno affrontare il tema ‘grammatica e tipi di testo’ (p. 20):
“usare come modello di riferimento la frase tipo ci permette di capire la diversità dei testi perché la forma degli enunciati di un testo viene analizzata osservando lo scarto rispetto alla frase tipo”.
Partono quindi dalla definizione di frase tipo che viene qui riportata in modo sintetico. Precisano innanzitutto che oggetto di riflessione grammaticale è la frase tipo che ha al suo centro il “perno predicativo”, rappresentato spesso dal verbo, ma anche dal nome e dall’aggettivo. Esso, con gli elementi obbligatori richiesti dalla semantica del verbo, forma il nucleo della frase.
Al nucleo possono essere aggiunti molti elementi per arricchire la frase di informazioni. Tali aggiunte vengono distinte in due gruppi: 1) gli elementi che si collegano ai singoli costituenti del nucleo, che gli autori chiamano circostanti del nucleo; 2) gli elementi che si affiancano liberamente al nucleo nel suo insieme, chiamate espansioni. E tuttavia non tutti gli studiosi si riconoscono in questa distinzione tra circostanti e circostanziali (o espansioni), e chiamano entrambi elementi circostanziali.
Sabatini e Camodeca insistono molto sull’importanza delle rappresentazioni grafiche della frase, soprattutto in chiave didattica, e adottano la forma radiale ritenuta più efficace in confronto ad altre forme di rappresentazioni (ad esempio, ad ‘albero rovesciato’) (p.34). Eccone un esempio (tratto da p. 37):
I tipi testuali
Gli altri sei capitoli sono dedicati, come si è detto, alla definizione e alla tipologia dei testi, e costituiscono la parte più nuova del volume. Il testo viene visto come atto comunicativo bidirezionale che, tramite la metafora del ponte, gli autori così descrivono (p. 47):
“il testo è un ponte tra le due figure dell’emittente e del ricevente […] vediamo i due cercarsi l’un l’altro, studiarsi a vicenda, misurarsi e confrontare i rispettivi modi di usare il loro strumento di pensiero e di espressione”.
L’emittente e il ricevente stabiliscono tra loro un vincolo interpretativo ricavabile dal tessuto linguistico del messaggio e che può essere di massimo, medio o minimo grado in relazione all’impiego previsto dalle nozioni espresse. Tali valori si rilevano in dispositivi linguistici ben precisi, che chiamano tratti di rigidità o di elasticità.
L’elenco dei tratti di rigidità ed elasticità (a cui viene aggiunto il grado intermedio di semirigidità) è ricavato dalla superficie di un ampio campione di testi scritti.
Prima di presentare in modo articolato il loro modello del vincolo interpretativo, gli autori prendono in considerazione altre tipologie testuali; in particolare si soffermano sulla proposta dello studioso tedesco Egon Werlich (1979; 1982) che ha avuto largo successo nella scuola. Werlich classifica i testi in cinque tipi: descrittivo, narrativo, espositivo, argomentativo, prescrittivo in base al focus contestuale dominante, introducendo anche la prospettiva soggettiva e oggettiva.
Sabatini e Camodeca mantengono i termini usati dallo studioso tedesco, ma ritengono che i criteri adottati non possano essere considerati parametri fondativi di una tipologia testuale. Considerano piuttosto tali atti come operazioni cognitive che contribuiscono a caratterizzare i vari tipi testuali; a differenziarli è la lingua: il come si narra, si argomenta, si descrive ecc. In altri termini, Werlich non si sofferma sul tessuto linguistico del testo e mette in maggior risalto la figura dell’emittente rispetto a quella del destinatario.
Nel paragrafo successivo (p. 60) espongono i principi su cui si basa il loro modello del vincolo interpretativo: a) il testo è un atto comunicativo; b) in esso sono protagonisti sia l’emittente che il ricevente e ognuno gestisce il significato secondo la propria competenza linguistica e in relazione alla propria esperienza del mondo; c) la materia nella quale sono depositati il significato e la funzione del testo è il tessuto linguistico; d) è necessario confrontare le conformazioni testuali con il sistema della lingua; e) è necessario riferirsi non solo al contesto situazionale, ma al macrocontesto culturale.
Secondo gli autori la somma di questi fattori non solo produce alcuni caratteri fondamentali riscontrabili sulla superficie dei testi stessi e definibili come rigidità ed elasticità interpretativa; permette anche di individuare un’area intermedia (semirigida) che accoglie una grande quantità di generi testuali. Riconoscere se un testo è rigido, semirigido, elastico, potrà avvenire soltanto attraverso il confronto dell’intero tessuto linguistico del singolo testo con le forme più strettamente aderenti al sistema.
Gli autori arrivano a comporre una mappa (p. 77) articolata su tre livelli denominati: 1) tipi (rigidi, semirigidi ed elastici), 2) classi in base all’uso che ne fa il fruitore (scientifici, normativi, espositivi ecc… 3) generi testuali in base alle forme concrete assunte dai testi (codici, voci di enciclopedia, manuale scolastico ecc.).
Per condurre l’esame dei testi in modo analitico, Sabatini e Camodeca hanno costruito una tabella costituita da trenta tratti linguistici che interessano la struttura del testo: la coerenza logica, i vari aspetti della coesione, la struttura degli enunciati, i tratti del lessico, i fatti di punteggiatura, l’aspetto grafico e i fenomeni prosodici (come vengono rappresentati nella scrittura). Soprattutto nei testi semielastici ci può essere la doppia possibilità; ad esempio il tratto di coordinazione per asindeto può essere presente ma anche no.
Gli esempi sono stati selezionati in base ai seguenti criteri: a) sono tutti scritti; b) nella maggioranza dei casi sono stati ricavati da testi degli ultimi decenni del secolo scorso e del primo decennio di quello attuale; c) sono stati ricavati sia da autori celebri sia da testi con nessuna patente di autorità.
Non sono stati scelti esempi da testi dell’era digitale, ma i due autori si pongono degli interrogativi in base agli studi linguistici apparsi finora in questo nuovo campo d’indagine. In particolare: l’era digitale porterà un profondo cambiamento nei fondamenti della testualità oppure vi sarà una continuazione delle attuali forme testuali? Da qualche decennio si è aperto un dibattito su quanto la diffusione di testi in formato digitale cominci a incidere sulla loro struttura, sulla lingua e sul sistema dei generi – tipi, anche se è ancora presto per dare risposte certe.
Nel sesto e ultimo capitolo Sabatini e Camodeca analizzano, con l’impiego dell’elenco dei tratti di rigidità ed elasticità, sei testi, due per ognuno dei tre tipi. Come dicono gli stessi autori, questo capitolo costituisce uno sviluppo dell’analisi già condotta su numerosi campioni testuali nel quinto capitolo.
Possiamo dire che questo agile volume costituisce uno strumento davvero utile per gli insegnanti e gli studenti universitari che vogliano approfondire il modello valenziale e il delicato e controverso tema della tipologia testuale.