Riportiamo volentieri sul blog il racconto di un’apprendente italiano L2 molto avanzata e in grado di riflettere con chiarezza e profondità sulla sua esperienza, con la speranza di suscitare un dibattito e ricevere i racconti di altre storie di apprendimento e insegnamento della nostra lingua.
L’autrice, Liudmila Florenta, sta terminando una laurea triennale in Lingue all’Università di Padova ed ha già pubblicato il racconto Il cammino verso casa nell’antologia Il confine tra noi. Storie migranti, Terre di mezzo, 2020, entrando tra gli autori selezionati per il Concorso DIMMI, DIARI MULTIMEDIALI MIGRANTI del 2019.
Imparando l’italiano ho scoperto me stessa
Nessuno ci insegna ad amare una persona così come nessuno ci insegna ad amare una lingua. Siamo noi stessi a interessarci delle cose che ci incuriosiscono fino a trovargli un posto nel nostro cuore e custodirle lì per sempre. La lingua italiana è entrata nel mio cuore dal momento in cui ho incominciato a studiarla.
Vivo in Italia da cinque anni e i primi mesi di soggiorno in Italia non sapevo parlare la lingua, per cui era difficile socializzare con le persone. Essendo socievole pensai che se avessi conosciuto la lingua, mi sarei fatta facilmente amici e avrei conosciuto di più la cultura italiana. Questo è stato il motivo principale che m’ispirò a studiare l’italiano. Fu così che dissi ai miei genitori di aiutarmi a iscrivermi a una scuola serale dove insegnavano l’italiano per gli stranieri. Gli insegnanti d’italiano mi fecero fare un test e decisero di inserirmi in un corso con un livello B1 perché furono sorpresi della mia velocità di imparare così facilmente le parole, pur non essendo una bambina. Essendo madrelingua romena, tante parole in italiano mi sembravano molto familiari, per questo ero molto sicura quando parlavo l’italiano. Il corso che iniziai a frequentare veniva spiegato in italiano ma io non avendo mai studiato l’italiano prima di allora, trovavo difficoltà a capire, i primi giorni. Tuttavia la difficoltà e le paure che provai all’inizio del corso non mi hanno mai fatto smettere di sognare che un giorno avrei parlato l’italiano correttamente come i parlanti madrelingua. Frequentando il corso scoprii la mia passione per la grammatica della lingua italiana. Prima che iniziassi a studiare l’italiano non avevo mai pensato che la grammatica fosse così importante. L’importanza della conoscenza della grammatica di una lingua si capisce solo nel momento in cui si inizia a parlare una lingua ma si fanno tanti errori, e tutto questo diventa imbarazzante per uno studente principiante. La difficoltà che trovai all’inizio fu la scarsa conoscenza del periodo ipotetico, del futuro nel passato e della concordanza dei tempi. La concordanza dei tempi verbali è stata la cosa più difficile da imparare per me, ma non impossibile. Penso che studiare le regole di grammatica di una lingua e metterle poi in atto sia la cosa più utile per imparare a parlare correttamente una seconda lingua da adulto. È molto importante inoltre che uno studente straniero impari l’italiano in Italia e non nel suo paese di origine.
Il secondo anno in Italia, i miei genitori mi fecero il regalo più bello, oltre a portarmi qui in Italia, mi offrirono la possibilità di studiare all’università. Così scelsi di studiare Lingue, Letterature e Mediazione Culturale all’Università degli Studi di Padova. Feci un test d’ingresso e fui subito bocciata ma fortunatamente la mia facoltà offre la possibilità agli studenti di riprovare entro un anno l’esame di obbligo. Gli studenti possono scegliere di frequentare entro un anno accademico uno tra tre corsi di grammatica sia normativa sia descrittiva della lingua italiana, e, se si supera l’esame, gli studenti possono continuare il loro percorso universitario. La mia prima lezione all’università mi fece capire quante diverse sfaccettature ci sono dietro ad una lingua. Il linguaggio che si usa all’università, e anche a scuola, è molto diverso da quello che uno straniero impara ai corsi d’italiano. Se c’è davvero voglia di scoprire altre sfumature di una lingua, l’università è il posto giusto per farlo. Quindi scelsi di dare a me stessa una possibilità di aprire le porte dell’università e scoprire quel mondo tutto nuovo per me.
Il primo anno di studi all’università ho fatto amicizia con tanti madrelingua italiani che mi hanno aiutato a capire meglio l’italiano. Grazie ai miei compagni di corso ho scoperto il linguaggio dei giovani, che prima non conoscevo. Oltre a questo, ho imparato a parlare fluentemente l’italiano. Tanti compagni mi correggevano quando sbagliavo ed io ho sempre accettato le loro osservazioni e cercato di mettere in atto i loro consigli sull’utilizzo di alcune espressioni. Ho imparato a distinguere non solo vari accenti dei miei compagni provenienti da tante parti dell’Italia ma anche gli accenti degli studenti provenienti da vari Paesi. Ad esempio posso distinguere l’accento italiano di un parlante di madrelingua spagnolo da uno portoghese oppure uno tedesco da uno francese, posso distinguere i romeni dai moldavi e i russi dai polacchi.
All’università ho scoperto anche la mia passione per la linguistica, infatti mi piacerebbe scoprire di più questa materia proseguendo gli studi nella laurea magistrale all’università di Padova.
L’Italia offre tante possibilità agli studenti stranieri per aiutarli a imparare la lingua anche gratuitamente. L’unica cosa che gli studenti devono offrire in cambio è essere felici e lasciare dietro di loro quel sorriso che fa riempire il cuore di gioia agli insegnanti.
Ho sempre pensato di essere una ragazza diversa dalle altre e penso che sia stata proprio questa consapevolezza a darmi ogni giorno pazienza e forza per andare avanti. Ci sono stati giorni in cui pensavo di vivere una vita noiosa perché non ho mai avuto tanti amici, non uscivo fuori a divertirmi come facevano le ragazze della mia età. Sin da piccola il sabato sera lo trascorrevo a casa nella mia stanza, guardando fuori dalla finestra e sognando che un giorno sarei diventata qualcuno capace di ispirare tantissime persone e dare speranza a tutti i giovani che come me, si sentono diversi. Il fatto che ero diversa dai miei coetanei mi impediva di comunicare, esprimermi al meglio perché ogni volta che dovevo dire qualcosa, fare qualcosa ero sempre guardata male o venivo giudicata. Le parole degli altri mi ferivano e soffrivo, ma nel profondo del mio cuore sapevo che la vita mi preparava tante sorprese.
Vorrei rivolgermi ai giovani di oggi e dire a loro che le sorprese arrivano e sono tantissime, ogni anno, ogni settimana e se vuoi anche ogni giorno, ma devono essere loro a volerlo, e se non è ancora arrivato niente non disperare perché bisogna solo aspettare. Ma la cosa più importante è amare se stessi e sapere che ognuno di noi è speciale e non avere paura di essere diversi. È normale avere paura ed io consiglio a tutti di non aver paura di mostrare le proprie paure; siate vulnerabili, siate aperti, raccontate a chiunque quello che provate perché è bellissimo parlare, condividere, essere se stessi. Amare se stessi vuol dire anche accettare il fatto che a volte sbagliamo e saper perdonare i propri errori. È così che parte l’amore e il rispetto per gli altri.
Una tra le cose che ho scoperto di me da quando sono in Italia è che sono molto aperta e non ho paura di dire quello che penso. È bellissimo scoprire una cosa così importante su se stessi facendolo in una lingua che hai appena imparato a conoscere. Se qualcuno mi chiedesse cosa amo di più dell’italiano, risponderei proprio così: l’italiano mi ha aiutato ad amare me stessa, a ritrovare quelle caratteristiche sepolte ancora nella mia infanzia. Dicono che i bambini siano sinceri, creativi, aperti, non abbiano paura di niente e vadano dritti come un treno: è proprio questo che mi ha insegnato l’italiano, essere una bambina ed esserne fiera. Voi che cosa amate di più di una lingua, e perché?
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