Quando ci si addentra nel tema della lettura si apre un ventaglio molto ampio di riflessioni in merito alle abilità sottese. L’acquisizione della facoltà di leggere è il risultato di molti fattori, processi di sviluppo che si coordinano nel tempo. La lettura esperta, capace di cogliere il significato profondo di ciò che si legge, scaturisce da anni di crescita del linguaggio. Il lettore non inizia il suo viaggio in età scolare, con l’appropriarsi della decodifica, ma costruisce le sue competenze già nella prima infanzia. Le ricerche hanno dimostrato che la quantità di tempo dedicata all’ascolto di letture ad alta voce è direttamente proporzionale alla qualità dell’abilità di lettura che il bambino svilupperà. Un bambino piccolo che ascolta rapito il flusso delle parole che narrano di folletti, gnomi, principesse e castelli incantati sta ponendo le basi per il suo sviluppo semantico-pragmatico e sintattico.
Il linguaggio dei libri presenta strutture grammaticali e sintattiche, artifizi letterari come metafore e similitudini: proprietà importanti – sia concettuali sia linguistiche – che sono meno ricorrenti nella lingua parlata e di cui ci si può appropriare precocemente solo attraverso l’ascolto della letteratura infantile dedicata. È stato dimostrato che, quando i bambini hanno vissuto immersi in esperienze di ascolto di storie lette per loro in età prescolare, non soltanto nel loro parlato ricorrono maggiormente ad un lessico ricco e appropriato, ma usano anche frasi più lunghe e proposizioni subordinate; e quando sono capaci di esprimersi tramite strutture sintattiche articolate e padroneggiano gli usi pragmatici della lingua, sono anche più capaci di comprendere un testo scritto nel momento in cui diventano lettori autonomi (M. Wolf, Proust e il calamaro. Storia e scienza del cervello che legge, Vita e Pensiero, Milano, 2009).
Quando in una classe prima il bambino, una volta acquisite le regole del codice linguistico, si cimenta in una prima goffa decodifica di una parola, se il significato è facilmente reperibile, essa ha più probabilità di essere letta rapidamente e di essere memorizzata; la ricchezza lessicale aumenta la facilità e la velocità della decodifica.
Il bambino che varca la soglia della scuola primaria possiede un’alfabetizzazione emergente che si è costruita durante la sua prima infanzia.
Esistono tuttavia due infanzie molto diverse: la prima in cui il prelettore ideale prende forma, la seconda in cui il bambino comincia a restare indietro prima ancora di aver appreso le regole della decodifica. Il primo avrà un destino lineare, il secondo affronterà un percorso ad ostacoli.
La scuola prende in carico queste realtà e ha un ruolo fondamentale: deve fare in modo di colmare le lacune, anche se il compito può sembrare impossibile. Possiede, a mio avviso, un primo potente antidoto alla deprivazione culturale di cui sono vittime molti nostri alunni: leggere ai bambini in classe, leggere per loro senza mai stancarsi, senza mai guardare l’orologio, incantarli con fiabe, racconti, favole, per farli innamorare di trame e personaggi. Fermarsi sulle espressioni letterarie più raffinate, sul lessico, sul linguaggio figurato. Per recuperare il tempo perso, impregniamo le nostre aule di letteratura.
Ma non solo. Progettiamo percorsi mirati per renderli lettori autonomi. Il curricolo di educazione linguistica deve abbracciare tutti gli aspetti, dalla fonologia alla morfologia, dalla grammatica alla sintassi, dalla semantica alla pragmatica, perché tutto concorre allo sviluppo di una lettura fluida ed esperta. Per esempio, una delle dimensioni da sfruttare per sviluppare la fluidità di lettura è la riflessione morfologica; prefissi, suffissi, radici e desinenze conservati in memoria costituiscono materiale da recuperare per processare una parola più rapidamente. Indispensabile è un percorso semantico-lessicale, un lavoro sulle inferenze, sui molteplici significati nei vari contesti, sulla sinonimia. Sono tutti aspetti che incidono significativamente sulla competenza di lettura. Il passaggio dalla mera decodifica ad una lettura fluida dipende dalla quantità e dalla qualità di ciò che il bambino ha immagazzinato nella propria memoria di lavoro durante il suo percorso di crescita.
Il lettore neofita si avvia verso una lettura esperta quando è in grado di utilizzare tutte le cognizioni che possiede per elaborare rapidamente quanto letto e assegnare tempo e attenzione ai processi proattivi, di previsione, anticipazione, a volte, di correzione di eventuali interpretazioni incoerenti. Allora e solo allora scoprirà il destarsi dei sentimenti, l’evocazione, l’immedesimazione, l’empatia dati da una lettura profonda che lo accompagnerà per tutta la vita (M. Wolf, Lettore, vieni a casa. Il cervello che legge in un mondo digitale, Vita e Pensiero, Milano, 2018).