Doppio viaggio nel mondo della scuola primaria
In anni in cui tutti si lamentano del degrado della scuola pubblica, frequentata da allievi sempre più problematici, tra bisogni educativi speciali e disturbi di apprendimento, accompagnati da docenti di anno in anno più precari ed insoddisfatti, aperta a problematiche sociali sempre più grosse, tre autori hanno deciso di andare a vedere realmente come funziona, da dentro, la scuola pubblica italiana, in particolare la scuola primaria, soprattutto laddove le cose sembrano funzionare, e bene. Nessuno di loro è un professionista della scuola, ma tutti e tre hanno deciso di mettere la propria peculiare capacità di guardare la realtà al suo servizio.
Sono nati così – del tutto indipendentemente l’uno dall’altro – due viaggi all’interno della scuola primaria italiana, che da sud a nord fotografano realtà quotidiane, ma tutto sommato speciali: parliamo di Fuoriclasse, documentario girato dai due registi veneti Stefano Collizzoli e Michele Ajello (corredato da un volumetto dal significativo titolo Resistenza attiva. Le passioni e le sfide di chi non si accontenta di stare dentro le mura scolastiche) e del libro La scuola salvata dai bambini della giornalista Benedetta Tobagi.
Prima puntata: Fuoriclasse – Michele Ajello, Stefano Collizzolli
Trailer: https://www.facebook.com/fuoriclasselascuolapossibile2016/videos/1843847859271661
Fuori classe è un documentario che riprende sei classi di scuola primaria nelle quali alcuni educatori esterni o gli stessi maestri svolgono con i bambini speciali laboratori: la radio web fatta dai bambini a Roma e Napoli, le interviste agli anziani di Craco Peschiera (Basilicata) sulla frana che aveva distrutto il loro paese, rimasto spettrale, le camminate nei boschi a cercare i lupi nel Mugello, la cura degli asinelli di una scuola di Rho ed infine un lavoro sull’Antigone di Sofocle di una quinta della scuola Arcobaleno di Padova. In questa esperienza, ad esempio, bambini di undici anni, dopo aver assistito in classe ad una rappresentazione della tragedia ed averci lavorato sopra con le loro maestre, sono usciti fuori, armati solo di cartelloni, di maschere e di un megafono per far udire la loro voce e discutere con gli adulti che passavano per assolate vie cittadine di una mattinata feriale, sui grandi temi della politica: la tirannide, la democrazia, la guerra. “Quasi che il teatro, salvato dai ragazzini… sollevando questioni di fondo, possa tornare ad assumere per un momento quella funzione pubblica e sociale che da tempo ha perduto” commenta il maestro Franco Lorenzoni nel libello accompagnatorio (p. 104)
La cinepresa, che resta sempre all’altezza di bambino e non indulge a commenti esterni, documenta quindi come adulti capaci di mettere al servizio della scuola non solo la propria cultura e professionalità, ma le loro passioni, portando senza paura i bambini fuori dalla classe, nei boschi o in città, e facendo esplorare loro e toccare con mano il mondo che sta lì attorno, riescano a trasformare il luogo dell’esercizio spesso solo fine a sé stesso e noioso, in una scuola piena di stimoli e magistra vitae.
Fuori dalla classe dunque, ad esperire la vita vera, per formare dei bambini “fuoriclasse” non perché “superdotati, ma perché hanno trovato nelle attività proposte dalla scuola le condizioni per realizzare le loro potenzialità” (Gagliardi, Resistenza attiva, p. 97): bambini che pensano, discutono, criticano e si fanno domande a cui cercare tutti insieme una risposta. Non solo LIM, le lavagne multimediali che sembrano spalancare il mondo di fronte agli occhi dei ragazzi ma finiscono per inchiodarli, sradicandoli sempre di più dall’ambiente che li circonda, ma passeggiate nei boschi. Non studiare come si costruisce una radio e come si crea una trasmissione, ma farla da sé, utilizzando di prima mano i nuovi strumenti della tecnologia, magari per comunicare direttamente con gli alunni di una città diversa, ma soprattutto discutere, porsi domande, le grandi domande di sempre, oggi terribilmente attuali (perché uccidere i lupi, perché la guerra, cos’è la vera libertà…). Soprattutto questo: tante, tante domande. Crescere è infatti imparare e farsi delle buone domande e cercare le risposte, insieme agli adulti.
E pensare che tutto questo dovrebbe essere normale…: “è normale” – sostiene Michele Ajello nella sua introduzione – “discutere con i bambini di questioni sociali, è normale fare filosofia, è normale portarli nelle fattorie e nei boschi, è normale che gli alunni insegnino qualcosa ai maestri, non è normale invece ghettizzare chi balbetta o è dislessico, non è normale (…) che gli insegnanti abbiano paura a portare gli alunni fuori dall’aula, non è normale che gli alunni siano teste da imbottire come si allevassero anitre per il foie gras. Il viaggio di Fuoriclasse rende omaggio a chi fa parte di questa normalità e spera di ampliare lo sguardo a chi si trova spaesato di fronte a queste esperienze, ma vuole capire come costruirsi le conoscenze e il contesto per metterle in pratica” (Ajello, p. 11), per fare della tanto vituperata scuola “una scuola pubblica possibile e desiderabile” (Brondo in Resistenza attiva, p. 94).
II puntata: La scuola salvata dai bambini/ di Benedetta Tobagi
Un omaggio ad insegnanti e dirigenti che mettono la loro passione nel risolvere… è anche il secondo viaggio, lo splendido La scuola salvata dai bambini di B. Tobagi. …